Un’importante terapia mininvasiva risulta essere la terapia fotodinamica antimicrobica secondo il metodo Helbo (Bredent), attraverso la quale è possibile ottenere un’efficace trattamento delle infiammazioni biofilm correlate. Si ottiene una riduzione dei batteri in norma di 2-4 potenze decimali nelle aree trattate. La terapia si avvale di un cromoforo che viene poi esposto a una sorgente laser di bassa intensità. La luce laser stimola la molecola di colorante fotostatica depositatasi sulla parete batterica distruggendo le strutture essenziali della membrana del microrganismo. Inoltre l’effetto biodinamico della LLLT (low level laser terapy) favorisce la riduzione del dolore, una remissione dell’infiammazione e rigenerazione dei tessuti interessati.

Materiali e metodi

Si presenta alla nostra attenzione un paziente di sesso maschile, 23 anni, non fumatore, in apparente stato di buona salute sistemica. Il paziente chiede di sottoporsi a un trattamento di sbiancamento per l’imminente cerimonia del suo matrimonio, ma riferisce di avere sanguinamento e dolenzia durante le manovre di spazzolamento domiciliare. All’esame obiettivo del cavo orale mostrava inefficace controllo domiciliare della placca batterica: vengono rilevati gli indici clinici, indice di placca pari al 36%, Bop pari al 25%, profondità di tasca superiore a 4mm nel quinto sestante, forte sanguinamento al sondaggio e ipertrofia gengivale localizzata al quinto sestante.

Prima di iniziare il trattamento è stato applicato un rilevatore di placca tritonale GC Tri Plaque ID Gel per evidenziare i siti di maggiore accumulo di placca batterica e motivare il paziente a una più efficace disorganizzazione del biofilm batterico con la tecnica di spazzolamento “Tailoring personalizzata e condivisa” (Nardi et al).

Decontaminazione

Abbiamo iniziato a decontaminare il cavo orale utilizzando l’air-polishing (Mectron Combi) con polvere di glicina, formata da particelle estremamente piccole (<63 µm). Successivamente abbiamo rimosso i depositi di placca organizzata più resistenti utilizzando l’ablatore a ultrasuoni con inserto Mectron S1.
Dopo aver decontaminato il cavo orale, abbiamo sottoposto il paziente a una seduta di terapia fotodinamica Helbo, nelle zone dove la profondità di sondaggio era pari a 4mm, in zona 3.1 e 4.1. La terapia prevede l’utilizzo del cromoforo Helbo Blue Photosensitize 0,1 ml (Bredent), che viene apposto e lasciato agire per almeno 1 minuto nei siti da trattare. In presenza di tasche più profonde di 4mm, il tempo di attesa consigliato è di 3 minuti. In questa fase avviene la colorazione e la diffusione delle molecole coloranti nel biofilm e conseguente sensibilizzazione dei microrganismi. Le molecole coloranti si sono fissate così alla membrana batterica.

Il colorante fotoinibitorio in eccesso viene rimosso con uno sciacquo e aspirato. Si procede all’irradiazione e stimolazione delle molecole con l’esposizione al laser a diodi TheraLite. Con Helbo T-Controller personalizziamo il Timer controller sui due siti da trattare: i segnali ottici e acustici indicano la durata dell’azione terapeutica del sito. Allo start inseriamo a contatto la sonda del laser e l’esposizione viene effettuata nei sei punti del dente (vestibolare: mesiale, centrale, distale e orale: mesiale, centrale, distale) con un movimento circolare intorno al singolo dente. Il tempo di permanenza è di 10 secondi per sito, complessivamente 1 minuto per elemento.

Il trattamento indurrà la formazione a livello locale di ossigeno singoletto, che tramite ossidazione delle strutture lipidiche della membrana batterica, porterà alla distruzione dei microrganismi. Le cellule sane non vengono colorate né attivate e/o danneggiate. Viene fissato l’appuntamento di controllo a distanza di una settimana.

Protocollo domiciliare e visite di controllo

Per il controllo del mantenimento igienico domiciliare abbiamo consigliato e mostrato al paziente la tecnica di spazzolamento Tailoring.

Il paziente si ripresenta alla visita di controllo dopo 7 giorni dal trattamento con evidenti segni di miglioramento dell’infiammazione gengivale e assenza di accumulo di placca, dichiarando la scomparsa della sintomatologia iniziale.

L’infiammazione è stata bloccata favorendo la guarigione dei tessuti. Infatti non vi era accumulo di biofilm evidente e non era riscontrabile sanguinamento al sondaggio. È stato quindi possibile effettuare lo sbiancamento richiesto dal paziente dopo solo una settimana dal primo controllo.

Conclusioni

L’utilizzo di questa tecnologia innovativa permette di trattare in modo minimamente invasivo tutti i siti dove vi è un’importante carica batterica, abbattendola e riportando così in uno stato di salute i tessuti interessati. Il piano terapeutico descritto determina una diminuzione iniziale dei batteri parodonto-patogeni una settimana dopo la terapia. Dopo 6 mesi una parte dei germi patogeni è a un livello molto basso, un’altra parte è lievemente aumentata; tuttavia questo nuovo aumento non sembra avere nessun effetto clinico per quanto riguarda i parametri parodontali e il grado d’infiammazione. Ciò potrebbe essere interpretato come indizio di un notevole miglioramento del comportamento di difesa locale del tessuto precedentemente malato.

Autori:
Gianna Maria Nardi, Prof. aggr. (Ruc), Università Roma Sapienza
Beatrice Giovane, Master in tecnologie avanzate nelle scienze di igiene orale
Wylly Cozzolino, igienista dentale, laureato presso l’Università di Roma Sapienza